L’amore, la morte, la poesia dell’istante e del sentimento, la gioia di ricominciare: queste le emozioni rievocate. L’Ultima Notte è manifestamente la notte in cui Cesare Pavese logorato, stanco, ma in fondo perfettamente lucido, si toglie la vita in una camera dell’ albergo Roma di Torino ingoiando una forte dose di barbiturici, il 27 Agosto del 1950, come narrato dal testo della prima voce recitante, tratto da un articolo di un giornale dell’epoca.
Regia e drammaturgia | Emilio Genazzini |
Interpreti | Massimo Grippa / Ilaria Cenci |
Voci recitanti | Chiara Candidi / Giulia Genazzini / Alessio Pala / Francesca Tranfo |
Testi originali | Emilio Genazzini |
Testi | Cesare Pavese |
Disegno luci | Massimo Grippa |
Tecnico Luci | Francesca Meschieri |
Scenografia | Emilio Genazzini |
Aiuto regia | Manuela Rossetti |
Costumi e accessori scenici | Matilde Guiducci |
Consulenza drammaturgica | Clelia Falletti |
Consulenza scenografica e proiezioni | Andrea Moneta / Emanuela Bonella (Archabout) |
Selezione dei brani musicali | Il Collettivo della Compagnia |
Registrazioni vocali | Associazione “Musica Oggi” |
Foto | Guido Laudani |
Lasciò solo un’annotazione, sulla prima pagina dei Dialoghi con Leucò, sul comodino della stanza «Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi». Perché andò così e cosa accadde quella notte prima del suo tragico gesto? Questa è la risposta che cercano i due protagonisti dello spettacolo, due persone che si sono incontrate in biblioteca attorno all’amore per Pavese, per le sue opere ma anche sull’interesse reciproco dei due per il teatro e per il mondo dei sentimenti espressi.
“La tendenza di un amore è proprio di illuderci che si tratti di un grande avvenimento e la sua bellezza sta proprio nella continua coscienza che qualcosa di straordinario, di inaudito ci sta accadendo.”
L’Ultima Notte viene allora rievocata, il manto bianco dei sogni impossibili viene steso realmente e dalle pieghe bianche nasce il personaggio stesso di Pavese accanto alla musa, alle figure dei dialoghi e alle immagini delle poesie care allo scrittore. Insieme a questo mondo del passato le due persone creano una messa in scena fatta anche di incursioni in altri territori emotivi tra cui soprattutto il loro stesso presente, cercando un’ essenza di vita e non di morte.
“Finché il mondo oscilla nella crisi anche noi possiamo divertirci a questo gioco. Ma poi, sarà il momento di scoprire che esiste un amore più importante dell’ amore: la possibilità di vedere un’ altra persona come si vede se stesso.”
Gallery
Rassegna Stampa
Persinsala.it – Silvia Ianniello
Da ogni gesto eseguito sulla scena emana la passione con cui l’opera è stata pensata e attuata, con il supporto di una regia complessa capace di coordinare inserti musicali, video e azione drammaturgica. L’ultima notte guadagna così il plauso entusiastico del pubblico romano, e vanta il grande merito di aver raccontato Pavese con discrezione e rispetto.
Locandina
Immagini forti, colori ricercati, testi passionali, azioni di teatro-danza, musiche incisive, videoproiezioni.
“L’unica gioia al mondo è cominciare. E’ bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante. Quando manca questo senso – prigione, malattia, abitudine, stupidità – si vorrebbe morire”