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Abraxa Teatro ha ideato e realizzato “NEW GENERATION 25 -LA PERFORMANCE CHE NON PUÒ FINIRE” per esprimere tematiche rilevanti per questa epoca, utilizzando creatività, sensibilità e ricerca di linguaggi innovativi. Uno dei punti di partenza di questa sperimentazione è stato quello di non pensare nei termini usuali ma di ideare un “territorio performativo”, uno spettacolo in costante movimento, sempre in evoluzione.

La particolarità che ha contraddistinto questo il lavoro è il campo artistico di confronto che si è voluto immaginare, elaborando un dialogo appassionante tra il teatro e la danza per trovare fra essi una terza possibile via, provocata dalla necessità di esprimere un linguaggio non verbale, diretto alla produzione di forti impatti emotivi con gli spettatori e attivare una comunicazione più profonda.

Le poche parole di personaggi importanti come Goethe, Matisse, Van Gogh e Neruda,  i testi brevi, tratti dalle improvvisazioni degli attori, sono semplici strumenti di orientamento alla fantasia, donati al pubblico per accompagnarlo nella narrazione, raccontata dalle composizioni sceniche, dalle partiture in movimento ritmico degli attori, dalla presenza incisiva ed evocativa delle musiche, dalla drammaturgia dell’illuminazione e dalle immagini riprodotte sui corpi delle attrici.

Queste condizioni rendono la performance un allestimento ideale per i festival internazionali.

 

Regia e drammaturgia Emilio Genazzini
Interpreti Matilde Amato/Elisa Angelelli/Giulia Faggiotto/Massimo Grippa/Lucia Guarino/Chiara Tarquini/Francesca Tranfo
Assistenti alla regia Lorenzo Ortiz Gallo e Vittoria Giaganini

 

Le tematiche di base che contribuiscono a rendere vivo e contemporaneo lo spettacolo sono quelle che attraversano la nostra epoca, espresse con la volontà non celata di partire da lontano per condurre il pubblico in un itinerario non scontato, capace di muovere allo stesso tempo emozioni e riflessioni.

Per arrivare a questo la ricerca si è basata sull’immersione in alcuni degli elementi originali della vita umana: i sette colori dell’arcobaleno, protagonisti di altrettante scene insieme ad alcune emozioni primarie.

Le storie dei personaggi si intrecciano con questi elementi e la narrazione porterà quasi a scoprire individui nati in una delle Città Invisibili: La Città dei Colori e delle Emozioni. Una 56° Città, con le sue declinazioni di cui Calvino non ha mai scritto…

Il finale è colorato da un arcobaleno seducente, volutamente sviluppato sia in altezza che in larghezza, un elemento simbolico potente capace di dialogare con differenti culture che vuole rappresentare un ponte di comunicazione, quella che lo spettacolo evidenzia come necessaria in questa contemporaneità per “non vivere in bianco e nero” e allo stesso tempo per trovare vita al di là di guerre e altre drammaticità attuali e quotidiane.

Nel lavoro di preparazione sono stati proficui alcuni incontri e confronti, progettati nel programma biennale, con registi e attori di esperienza internazionale come Eugenio Barba, Iben Nagel Rasmussen, Julia Varley e altri.

 

 

 

 

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