Un Omaggio al Teatro
“All’ avventura stai fuggendo o alla sventura stai sfuggendo?”
E’ la domanda che costantemente rimane in Zeta, il personaggio principale dello spettacolo, il custode decano di un teatro che ha come antagonista il padrone dello spazio teatrale, uno sciancato di dichiarata origine shakespeariana, che ha deciso improrogabilmente di cacciarlo via.
Regia e Drammaturgia | Emilio Genazzini |
Interprete | Massimo Grippa |
Scenografia e Luci | Emilio Genazzini |
Scenotecnica | Luigi Ravara / Serena Montironi |
Costumi e Allestimenti scenici | Matilde Guiducci |
Fantocci | Claudio Cantelmi |
Testi e Musiche | Massimo Grippa / Emilio Genazzini |
Consulenza Drammaturgia | Clelia Falletti |
Segreteria di Produzione | Chiara D’Ostuni |
Voci fuori scena | Giampiero Cutinelli / Donatella Morabito / Francesca Tranfo |
La storia è naturalmente un pretesto drammaturgico per esplorare tratti dell’animo di cui si vuole testimoniare l’esistenza con tutta la fantasia che l’evento artistico produce.
Lo spettacolo, infatti, immergendosi profondamente nelle tematiche oggi più sentite, come l’evoluzione dell’essere umano, è ricco di sorprese continue e di invenzioni sceniche che vivacizzano l’attenzione degli spettatori per fondere il tutto, emotivamente, con cambi di immagini, melodie e colori. Zeta difende la sua vita e l’amore per il suo teatro ma non si rende conto che sta salvaguardando solo l’angolo in cui sta rinchiuso, dove gli manca l’aria, la luce del sole e… proprio l’amore che vuole preservare.
Accanto a lui ci sono gli spiriti di personaggi interpretati nel suo teatro e alcuni fantocci che lui ha “allevato” per mettere in scena allestimenti teatrali che nessuno mai vedrà.
La muta presenza di questi fantocci lentamente acquista un’insolita qualità di esistenza, diventando in parte un gioco che mostra come essi non siano altro che facce diverse dell’ animo di Zeta, che faticosamente emergono e che traghetteranno Zeta verso le sue scelte.
Nella traversata, il veliero-spettacolo si imbatte in alcuni elementi forti, emblemi che caratterizzano la fatica del viaggio e, quindi, della presa di coscienza.
Il primo simbolo è lo specchio e la difficoltà di identificare la realtà vera da quella artefatta.
L’altro è il labirinto, stranamente attraente, da cui Zeta non riesce a scegliere di uscire per respirare aria luminosa.
Gallery
Rassegna Stampa
PRIMAFILA (Tiziana Matteucci)
Viaggio, inteso come avventura e, soprattutto, come esplorazione all’interno di sé. Un viaggio che conduce anche alla presa di coscienza dell’uomo attore prigioniero del suo spazio. La giocata di Zeta – marionetta di se stesso e dei suoi fantocci – è lotta contro la morte, per esorcizzarla, ed è nuovamente strumento di autoanalisi poiché anche nell’apparente spontaneità del gioco, egli rivela agli spettatori i suoi tratti interiori.
OGGI IN SICILIA (Clara Picciotto)
“Invenzioni sceniche e sorprese continue, come cambi di immagini, di melodie e colori che catturano l’attenzione dello spettatore (…) testi belli e densi che moltiplicano la raggiungibilità del teatro”.
ROMA C’E’
“La cifra sperimentale del collettivo guidato da Genazzini in una poliedrica prova per attore solo”
“All’ avventura stai fuggendo o alla sventura stai sfuggendo?”
L’energia dei testi che penetrano nel tessuto narrativo sono la testimonianza di un metodo che vuole comporre in unità stilistica i testi tratti o ispirati da opere teatrali o narrative, testi belli e densi di senso che moltiplicano la raggiungibilità del teatro.